Il
conferimento del pegaso d'oro, prestigioso riconoscimento della
regione Toscana, a Luis Sepùlveda ha costituito per me e per molti
amici della mia età l'occasione di un ritorno non solo emozionale
verso i fatti del Cile di 40 anni fa. In un modo delicato,
leggermente poetico, Sepùlveda ha ricordato fatti di grande tragicità
nei quali è stato direttamente coinvolto, quale sostenitore attivo
del presidente Allende, sottolineando il valore dell'indissolubile
legame fra libertà e giustizia sociale. Il percorso evocativo di
anni che anche in Italia hanno visto una forte mobilitazione contro
la sanguinaria dittatura di Pinochet mi ha spinto verso una certa
commozione ma anche ad una piena consapevolezza di quanto sia facile,
specialmente per chi non è stato colpito direttamente, dimenticare.
Gli Inti Illimani, Allende, Neruda, Corvalan, la bandiera del Cile
che un tempo sventolava in molte manifestazioni mi sono riapparse
improvvisamente e si sono mischiate alla grande poesia di pace che
Sepulveda fa nascere in ogni sua opera sottolineandone ulteriormente
la grandezza. Dopo questo incontro davvero emozionante al circolo Vie
Nuove, mentre tornavo a casa ho pensato a Signa dove esiste una via
Allende che nessuno conosce e dove, disperso chissà dove, giace
nascosto un grande murales, inneggiante alla libertà, dipinto su
legno nel 1976 da artisti cileni. Sarebbe bello ritrovarlo e, a 40
anni da quei terribili momenti, ricollocarlo in uno spazio pubblico
in onore di Allende e di tutte le vittime di ogni dittatura.
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