Di
fronte alle decine di migliaia di morti disseminati nei cimiteri di
guerra della nostra Toscana l'amore per la vita diventa forse più
forte. Il mio pensiero non va soltanto verso il dolore e la
sofferenza di chi tragicamente ha perso la vita in modo violento e
non va neanche ai familiari che in modo assurdo hanno perso la
persona amata: il mio pensiero va a tutta la bellezza della vita che
milioni di giovani non hanno potuto cogliere appieno, va ai desideri,
ai sogni, all'amore che in tanti non hanno visto crescere. Penso
anche all'imbarbarimento che probabilmente, sotto la spinta della
paura e di una lotta per la vita, ha trasformato i nobili sentimenti
e i valori di molti in atteggiamenti guidati dalla pura voglia di
vivere ad ogni costo seguendo quella vecchia frase latina : mors tua
vita mea. La guerra rappresenta sempre un qualcosa di terribile e
distruttivo caratterizzato da spinte autodistruttive lontane
dall'essenza stessa dell'umanità. Mentre scendevo la scalinata del
cimitero le parole scritte nel 1958 da Italo Calvino per la canzone
di Sergio Liberovici “Dove vola l’avvoltoio” mi risuonavano
stranamente nella testa.
…Dove vola l'avvoltoio?avvoltoio vola via,
vola via dalla terra mia,
che è la terra dell'amor.
L'avvoltoio andò dal fiume
ed il fiume disse: "No,
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
Nella limpida corrente
ora scendon carpe e trote
non più i corpi dei soldati
che la fanno insanguinar".
...
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