Lo scorrere
del tempo, con il suo ritmo inesorabile, trascina in velocissimi
vortici pensieri, azioni, fatti che meriterebbero di essere goduti in
tutta la loro interezza.
Ieri sera
alla proiezione dei vecchi filmati su Boccaccio, girati con i ragazzi
delle quarte elementari del 2006, erano presenti alcuni studenti
protagonisti dei film di circa sette anni fa. Vedere come quei
bambini siano diventati ragazzi grandi mi ha fatto un certo effetto
ma ancora più effetto mi ha fatto vedere in ragazzi alla soglia
della maggiore età l'attenzione e l'apprezzamento verso quello che
loro stessi avevano realizzato diversi anni prima. Spesso la sindrome di
Pinocchio domina l'età post adolescenziale: la frase “Com'ero
buffo quand'ero burattino” si insinua nei pensieri di giovani che, per una loro debolezza intrinseca e per il bisogno di essere
altro, disprezzano quello che hanno fatto e quello che sono stati. Attività che non molto tempo prima avevano
appassionato e riempito di orgoglio diventano un qualcosa di ingombrante come se tutto ciò che è stato appartenga ad uno stupido
passato da dimenticare.
I miei studenti sono differenti. Con lo sguardo rivolto verso lo splendore di un presente che si attua ed in marcia verso un futuro ancora più bello i miei vecchi studenti del 2006 mi hanno mostrato l'immagine bella di chi conserva ancora la consapevolezza di avere fatto, ad ogni età, cose importanti. L'essere stati in quarta elementare, soprattutto nella quarta A di Signa, non rappresenta una vergogna ma l'immagine forte di noi che anche in quel momento siamo stati capaci di essere all'altezza di quanto ci veniva offerto dal mondo.
I miei studenti sono differenti. Con lo sguardo rivolto verso lo splendore di un presente che si attua ed in marcia verso un futuro ancora più bello i miei vecchi studenti del 2006 mi hanno mostrato l'immagine bella di chi conserva ancora la consapevolezza di avere fatto, ad ogni età, cose importanti. L'essere stati in quarta elementare, soprattutto nella quarta A di Signa, non rappresenta una vergogna ma l'immagine forte di noi che anche in quel momento siamo stati capaci di essere all'altezza di quanto ci veniva offerto dal mondo.
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