mercoledì 1 novembre 2017

VERSO LA FESTA DEL 4 NOVEMBRE.


Con l'avvicinarsi del 99° anniversario della vittoria nella Grande Guerra il pensiero va soprattutto agli oltre 15 milioni di morti, fra civili e militari, causati da questa e ai 651.000 soldati italiani che non hanno fatto ritorno a casa.
Che coglionata la guerra, scriveva Prévert nella poesia “Barbara” alcuni anni fa, ma oltre ogni retorica e ogni buon sentimento occorre, per rispetto a chi ha perso la vita sui campi di battaglia, lavorare concretamente su inclusive politiche di pace capaci di abbattere quelle frontiere che per secoli sono state bagnate con il sangue di milioni di soldati.
Oggi, rispetto ai primi anni del Novecento, esistono le Nazioni Unite e stati tradizionalmente nemici fanno parte di una nuova importante realtà: l'Europa.
Non si è ancora concretizzata la creazione di un esercito europeo ma le forze armate dei vari paesi hanno già iniziato forti collaborazioni finalizzate soprattutto al mantenimento dei valori della democrazia, della libertà e della pace.
Per questo mi piace ricordare l'esperienza che ho vissuto con i miei studenti e con i parà della Folgore nel cimitero di guerra austriaco di Prosecco, vicino Trieste.
Insieme alle istituzioni ed alle associazioni combattentistiche austriache i nostri soldati hanno reso gli onori militari a chi nel 1917 ci respingeva oltre il Piave dopo la disfatta di Caporetto.
Il silenzio, suonato alla maniera austriaca, ha invitato a riflessioni profonde sul significato di antichi momenti storici ma anche sulla bellezza di una nuova Europa senza frontiere capace di trasformare odi nazionalistici in concrete condivisioni di pace.
I miei studenti hanno imparato dagli amici della Folgore che il primo desiderio di pace e di contrarietà alla guerra sta proprio in chi in eventuali guerre verrà impegnato in prima linea. Hanno imparato anche il valore e l'importanza di un esercito efficiente e moderno a servizio della libertà e della democrazia della nostra Nazione e a protezione dell'umanità intera.



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