martedì 8 ottobre 2013

Domenica 7 ottobre Passo della Futa


Di fronte alle decine di migliaia di morti disseminati nei cimiteri di guerra della nostra Toscana l'amore per la vita diventa forse più forte. Il mio pensiero non va soltanto verso il dolore e la sofferenza di chi tragicamente ha perso la vita in modo violento e non va neanche ai familiari che in modo assurdo hanno perso la persona amata: il mio pensiero va a tutta la bellezza della vita che milioni di giovani non hanno potuto cogliere appieno, va ai desideri, ai sogni, all'amore che in tanti non hanno visto crescere. Penso anche all'imbarbarimento che probabilmente, sotto la spinta della paura e di una lotta per la vita, ha trasformato i nobili sentimenti e i valori di molti in atteggiamenti guidati dalla pura voglia di vivere ad ogni costo seguendo quella vecchia frase latina : mors tua vita mea. La guerra rappresenta sempre un qualcosa di terribile e distruttivo caratterizzato da spinte autodistruttive lontane dall'essenza stessa dell'umanità. Mentre scendevo la scalinata del cimitero le parole scritte nel 1958 da Italo Calvino per la canzone di Sergio Liberovici “Dove vola l’avvoltoio” mi risuonavano stranamente nella testa.
Dove vola l'avvoltoio?
avvoltoio vola via,
vola via dalla terra mia,
che è la terra dell'amor.

L'avvoltoio andò dal fiume
ed il fiume disse: "No,
avvoltoio vola via,
avvoltoio vola via.
Nella limpida corrente
ora scendon carpe e trote
non più i corpi dei soldati
che la fanno insanguinar".

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