Per
ricordare i 50 anni dell'alluvione a Signa l'articolo di Enrico
Mattei apparso sulla Nazione del 14 novembre 1966.
In
questo articolo il Direttore della Nazione di Firenze, prima di
partire per un viaggio in elicottero nelle zone alluvionate insieme
al Prefetto, al Sottosegretario agli Interni Gaspari ed agli
onorevoli Caiazza, Cappugi e Vedovato, ammette di conoscere benissimo
la situazione di Firenze ma di non sapere assolutamente nulla di
quanto era avvenuto nelle altre località colpite e che per questo
avrebbe verificato volentieri con i propri occhi le realtà di quelle
zone.
“A
Signa, nella sala del comune, il sindaco comunista ha fatto un quadro
drammatico della situazione: tre quarti del territorio devastati
dall’alluvione; l’80 per cento dell’industria distrutto o
immobilizzato; l’agricoltura cancellata, almeno per quest’anno,
dall’economia locale (trecento capi di bestiame periti); 1580
persone senza casa o con abitazioni lesionate e inabitabili per
l’umidità; 1500 lavoratori salariati e 2400 lavoratori a domicilio
disoccupati. Preminente su ogni altra l’esigenza di tamponare le
quattro falle aperte nell’argine del Bisenzio(…)
Anche
a Signa l’assistenza appare bene organizzata: viveri e indumenti
affluiscono con regolarità e abbondanza; neppure mescolandomi alla
gente che ho incontrato ho inteso lagnanze per ciò che si è fatto
per soccorrere gli alluvionati. Vedo apprezzata l’opera del
Prefetto; riscontro gratitudine per i generosi soccorritori. Il
Sindaco comunista si prodiga in elogi gonfi di profonda riconoscenza
per quel che fece, nelle giornate critiche, il maresciallo dei
Carabinieri.
San
Mauro a Signa ci appare ancora più danneggiato di tutti i centri fin
qui visitati e offre un quadro di spaventosa desolazione. Anche
l’opera di rimozione delle macerie e del fango in cui si affonda
per le strade è assai meno avanzata che altrove(…)
La
Croce d’Oro di Prato ha messo in funzione una cucina da campo
dell’esercito e prepara il pranzo ai sinistrati e ai militi. Per
mescolare la pasta nel gran pentolone fumante il cuoco manovra
un’assicella di legno che deve essere il residuato di qualche
cassetta o porte sfondate.
La
presenza più vistosa è quella di alcune colonne volontarie di
Reggio Emilia, composte prevalentemente di giovani comunisti. Con
loro sono giunti operai, pure di Reggio Emilia, con qualche ruspa e
carro ribaltabile (…)
Bisogna
concentrare qui parte dei mezzi che affluiscono a Firenze e che il
comune ormai respinge, ritenendo ( ma a torto secondo noi ) che le
possibilità del loro impiego siano ormai giunte a saturazione.(...)
Ovunque
un immenso spirito di solidarietà, un immenso spirito di sacrificio,
una immensa volontà di rifarsi una vita: ecco che cosa abbiamo visto
risplendere in mezzo a tanta desolazione.
Speriamo
che non siano da meno la collettività nazionale e coloro che debbono
interpretarla e dirigerla.