giovedì 3 novembre 2016

SIGNA 4 NOVEMBRE 1966: IL RICORDO DI ENRICO MATTEI.


Per ricordare i 50 anni dell'alluvione a Signa l'articolo di Enrico Mattei apparso sulla Nazione del 14 novembre 1966.
In questo articolo il Direttore della Nazione di Firenze, prima di partire per un viaggio in elicottero nelle zone alluvionate insieme al Prefetto, al Sottosegretario agli Interni Gaspari ed agli onorevoli Caiazza, Cappugi e Vedovato, ammette di conoscere benissimo la situazione di Firenze ma di non sapere assolutamente nulla di quanto era avvenuto nelle altre località colpite e che per questo avrebbe verificato volentieri con i propri occhi le realtà di quelle zone.
A Signa, nella sala del comune, il sindaco comunista ha fatto un quadro drammatico della situazione: tre quarti del territorio devastati dall’alluvione; l’80 per cento dell’industria distrutto o immobilizzato; l’agricoltura cancellata, almeno per quest’anno, dall’economia locale (trecento capi di bestiame periti); 1580 persone senza casa o con abitazioni lesionate e inabitabili per l’umidità; 1500 lavoratori salariati e 2400 lavoratori a domicilio disoccupati. Preminente su ogni altra l’esigenza di tamponare le quattro falle aperte nell’argine del Bisenzio(…)
Anche a Signa l’assistenza appare bene organizzata: viveri e indumenti affluiscono con regolarità e abbondanza; neppure mescolandomi alla gente che ho incontrato ho inteso lagnanze per ciò che si è fatto per soccorrere gli alluvionati. Vedo apprezzata l’opera del Prefetto; riscontro gratitudine per i generosi soccorritori. Il Sindaco comunista si prodiga in elogi gonfi di profonda riconoscenza per quel che fece, nelle giornate critiche, il maresciallo dei Carabinieri.
San Mauro a Signa ci appare ancora più danneggiato di tutti i centri fin qui visitati e offre un quadro di spaventosa desolazione. Anche l’opera di rimozione delle macerie e del fango in cui si affonda per le strade è assai meno avanzata che altrove(…)
La Croce d’Oro di Prato ha messo in funzione una cucina da campo dell’esercito e prepara il pranzo ai sinistrati e ai militi. Per mescolare la pasta nel gran pentolone fumante il cuoco manovra un’assicella di legno che deve essere il residuato di qualche cassetta o porte sfondate.
La presenza più vistosa è quella di alcune colonne volontarie di Reggio Emilia, composte prevalentemente di giovani comunisti. Con loro sono giunti operai, pure di Reggio Emilia, con qualche ruspa e carro ribaltabile (…)
Bisogna concentrare qui parte dei mezzi che affluiscono a Firenze e che il comune ormai respinge, ritenendo ( ma a torto secondo noi ) che le possibilità del loro impiego siano ormai giunte a saturazione.(...)
Ovunque un immenso spirito di solidarietà, un immenso spirito di sacrificio, una immensa volontà di rifarsi una vita: ecco che cosa abbiamo visto risplendere in mezzo a tanta desolazione.
Speriamo che non siano da meno la collettività nazionale e coloro che debbono interpretarla e dirigerla.

Nessun commento:

Posta un commento

Chiunque può commentare, ma se il commento è offensivo non sarà pubblicato.