Firenze, 24
dicembre 1966, cattedrale di Santa Maria del Fiore. Paolo VI è il
primo papa, dopo molto tempo, che celebra la Messa di Natale fuori da
San Pietro. Trascorso appena un mese e mezzo dalla tragica alluvione
che il 4 di novembre aveva flagellato l'intera area fiorentina, Paolo
VI portava a Firenze l'abbraccio della chiesa universale
sottolineando, con il suo gesto, l'imprescindibile unione fra la fede
e l'umanità che soffre. L'anno successivo la Messa di Natale verrà
celebrata in un capannone industriale di Terni mostrando al mondo
l'attualità dell'unione fra preghiera e lavoro e facendo vedere, in
un momento difficile nei rapporti fra sindacato, Stato e impresa,
l'interesse della Chiesa su questa tematica.
Dopo aver
chiuso un concilio, come il Vaticano II, capace di inserire la Chiesa
all'avanguardia della modernità Paolo VI riuscirà a dare una
struttura operativa moderna alla chiesa capace, con i sinodi, di dare
risposta alle ulteriori sfide che il mondo e che l'umanità pone
continuamente ad una realtà complessa come quella cattolica. Ricordo
il sinodo del 1977 sulla “Plantatio ecclesia” e soprattutto il
suo ultimo sinodo, del 1978, su “Evangelizzazione e promozione
umana”.
Importante
la sua attenzione al mondo: è stato il primo papa che ha cercato di
raggiungere anche fisicamente realtà di tutti i continenti uscendo
da una curia romana talvolta limitante.
Straordinaria
la sua azione nel mondo dell'arte cui la grande scultura di Pericle
Fazzini, collocata nell'aula che porta il suo nome, da giusta
testimonianza.
Un grande
papa. Da oggi, finalmente, Beato.
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