Il prossimo
3 aprile si terrà, nella Salablù del Centro Culturale Boncompagno
da Signa, una serata nella quale verranno presentati i quasi venti
anni di restauri e di recuperi che hanno visto la presenza attiva
dell'Amministrazione Comunale.
Dal 1995 al
2014 Signa ha assistito, nella massima continuità amministrativa, al
ritorno ed alla ricollocazione di quasi un centinaio di grandi opere
giacenti in vari magazzini o inviate urgentemente al restauro a causa
di profondi danneggiamenti.
Grandi pale
d'altare, affreschi, sculture, documenti di archivio, arredi sacri,
reliquiari fanno da importante cornice al recupero di fondamentali
strutture architettoniche quali la pieve e il campanile di San
Lorenzo, l'oratorio di San Gaetano, il palazzo dugentesco di piazza
Bigagli, il tabernacolo di Domenico di Michelino in via dell'Edera,
il tabernacolo secentesco di San Miniato e, visto lo stato di altre
cinte murarie, la torre di settentrione e un tratto di mura del
Castello di Signa.
Seguendo una
progettazione complessiva di arricchimento del nostro territorio,
fondata anche sul recupero dei principali elementi storici ed
identificativi di Signa, in quasi venti anni possiamo dire di avere
ottenuto risultati di un certo rilievo grazie anche alle fattive
sinergie con la Soprintendenza, con le parrocchie, con gli Istituti
di Credito, con i club Rotary, Rotaract e Lyons.
Con il 2014
si chiude una prima fase di interventi nella piena coscienza che se
la maggior parte delle cose è stata fatta altro deve ancora
realizzarsi.
Grazie ad
una ricerca attenta nei depositi fiorentini altre opere signesi sono
venute alla luce unitamente agli arredi in legno delle chiese di San
Mauro e di Sant'Angelo danneggiati dall'alluvione del 1966: compito
della nuova amministrazione sarà il favorirne il ritorno. Bello
sarebbe anche programmare la ricerca degli affreschi nascosti della
pieve di San Giovanni e della chiesa di Santa Maria che attendono
ancora di essere liberati dall'intonaco secolare che li ricopre.
Già
finanziato ed in attesa di superare gli ultimi ostacoli burocratici
il tabernacolo di via della Redina: l'ultimo dei grandi tabernacoli
ancora da restaurare.
Importante
sarà anche vedere la fine dei lavori all'ex Palazzo Comunale di via
Ferroni che dovrà ospitare il Museo della Paglia.
Infine una piccola considerazione: oltre all'importanza turistica di
certi recuperi, e i recenti numeri sembrano offrire già da adesso
una buona risposta, le opere storico artistiche rappresentano per una
comunità quello che per una famiglia viene rappresentato dalle foto
dei nonni, dai piccoli quadri, da quanto è rimasto di chi ci ha
preceduto nelle nostre case e che fa si che la mia casa non sia
soltanto un letto, un tavolo o un divano; fa si che la mia casa sia
la mia casa, luogo di affetti e di memoria nel quale potermi sentire
nella mia vera essenza e libertà. Allo stesso modo quando un paese
non è composto soltanto da parcheggi, rallentatori, marciapiedi, ma
ingloba e valorizza tutti gli elementi dell'arte, della fede, della
memoria, tutti quegli elementi che lo rendono veramente unico,
abbandona il ruolo amorfo di insieme di strade e case e diviene un
luogo magico dove viverci e sentirne il respiro.
Abitarci
vuol dire soprattutto entrare a far parte di una vera grande famiglia
affrontando, insieme alla più vasta comunità locale, percorsi
bellissimi carichi di sogni, di vita e di avventure.