lunedì 19 agosto 2013

Verso il 4 settembre ricordando Gianni Cabrini


Il mese di agosto è caratterizzato da una serie di appuntamenti istituzionali, ai quali il nostro comune partecipa con convinzione, che ricordano momenti drammatici della nostra storia recente. Il 4 di agosto abbiamo festeggiato la liberazione di Lastra a Signa, il prossimo 4 settembre verrà invece ricordata la liberazione di Signa; nel mezzo la memoria di avvenimenti più tragici, legati ad un agosto che ha visto il nostro territorio subire oltre un mese di prima linea nel fronte dell'Arno. Oltre alle vittime dei bombardamenti e degli stenti causati dalla guerra gli abitanti di Signa hanno dovuto subire violenze, assassinii, esecuzioni sommarie da parte di un esercito tedesco ormai in ritirata. I nomi dei numerosi civili uccisi dai Tedeschi a Signa si aggiungono a quelli dei tredici martiri di San Piero a Ponti e a quello di Gianni Cabrini. Su Gianni Cabrini è necessario oggi spendere qualche parola in più perché, al di là del suo nome inciso all'interno della Cappella dei Caduti del Cimitero Monumentale di San Miniato e di qualche breve racconto in pubblicazioni storiche locali, il suo sacrificio sembra essere dai più dimenticato. Per adesso cito soltanto le parole scritte dal sindaco di Signa Vasco Nesti, in risposta ad una circolare della questura di Firenze del 14 settembre 1944, ma più avanti, in occasione del prossimo settantesimo della sua esecuzione, spero di arrivare alla pubblicazione di documenti più precisi intorno a questa terribile vicenda.
“ … Raccapricciante la fucilazione del proprietario della Fattoria di Castelletti Gianni Cabrini avvenuta il giorno 5 agosto decorso. La Villa del predetto era stata requisita dal comando germanico. Prima di abbandonarla per la pressione delle forze alleate il Cabrini reo soltanto di aver fatto delle rimostranze per i continui soprusi e vessazioni alle persone e alle cose, venne fucilato in presenza dei congiunti ed obbligato il fratello Cabrini Emilio a scavare la fossa che doveva servire per il suo seppellimento. Il fratello superstite venne catturato e deportato.”
Talvolta le celebrazioni tese a mantenere viva la memoria di una nostra storia recente vengono tacciate, da più parti, di essere immagini di vuota retorica ma è proprio grazie ad una certa ritualità che ancora oggi i nostri cittadini uccisi settanta anni fa possono essere ricordati con un nome che la violenza nazista non è riuscita a cancellare. I luoghi degli eccidi, i campi di sterminio o più semplicemente le cerimonie commemorative offrono, a chi sa comprenderle, quelle emozioni utili per fornire anticorpi, anche emotivi, necessari ad impedire il ritorno di avventure nefaste frutto spesso dell'oblio della storia. Chiaramente non esistono soltanto cerimonie, bandiere, gonfaloni, medaglie e sacrari: la memoria deve essere assistita soprattutto con la conoscenza della storia e con la convinta partecipazione a quei valori costituzionali, nati in anni difficili, che sono alla base della nostra libertà e della nostra democrazia.

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