In
situazioni particolarmente veloci dove la necessità di cogliere le
sfide quotidiane, cariche spesso di difficoltà, che il presente ci
lancia occorre forse anche ripensare la struttura delle nostre realtà
amministrative.
Penso
sia importante sviluppare su queste tematiche un adeguato dibattito
che, scevro da slogan e facili, nonché fittizi, calcoli, possa
portare a una concreta riflessione su quanto può essere più utile
al bene comune.
Ovviamente
il riferimento principale non può che essere Firenze.
Non
la Firenzina chiusa e impaurita all'interno dei viali di
circonvallazione, dove anche l'Isolotto o Sant'Jacopino vengono
considerate periferia, che per anni ha abdicato al suo ruolo di
grande città europea.
Il
riferimento è quello della Firenze del Trecento: una città che
iniziava ben prima delle mura che la circondavano e che inglobava, in
un unico sistema vitale e operativo, comunità poste a decine di
chilometri di distanza.
Tutta
la città metropolitana è, e deve essere, Firenze ma la ricchezza di
storia, di lavoro, di vita che da secoli si sviluppa nei nostri
territori non può essere perduta: l'ultima cosa che può servire a
Firenze è avere innumerevoli periferie morte.
Le
realtà della cintura fiorentina devono essere valorizzate e
armonizzate in un sistema sicuramente più funzionale di quello
presente ma il loro contributo, anche di rappresentanza attiva, deve
muoversi in ottiche non certo da vuota burocrazia contabile.
Già
attualmente, a livello comunale, le società della salute, le
conferenze zonali per l'istruzione e molte altre funzioni associate
parlano nuovi linguaggi metropolitani ma ulteriori passi devono
essere fatti partendo anche da quelle che sono ipotizzate come unioni
di comuni.
L'unica
strada, secondo me, percorribile utilmente per il territorio signese
è l'unione
fra
i comuni di Signa e di Lastra a Signa con la conseguente creazione di
una nuova entità omogenea per abitanti a quella dei vicini comuni di
Scandicci, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio.
La
realtà delle Signe è un qualcosa di vero e ha tutte le
caratteristiche per non restare bloccata in una sterile fusione a
freddo creata a tavolino con calcoli più rispondenti ad ipotetiche
contabilità che a quello che può essere definito lo spirito vero e
attivo di una comunità.
Signa
e Lastra sono unite oggi in un unico vicariato e nella stessa camera
del lavoro; numerose sono le associazioni, soprattutto sportive, che
fanno riferimento ad entrambi i paesi, molteplici le funzioni e le
attività comuni ad entrambe le amministrazioni.
Nella
storia le Signe hanno costituito per secoli il principale porto
fluviale di Firenze e insieme hanno creato importanti entità
economiche che nella paglia e nella terracotta hanno avuto veri punti
di forza.
Ma
al di là della storia e di un passato comune penso siano necessarie
alcune piccole considerazioni sull'attuale partendo dall'effettiva
contiguità dei due capoluoghi che, uniti, potrebbero costituire
insieme un'unica città: centro effettivo di un nuovo comune. Come
Budapest, mi si perdoni il paragone azzardato, i quartieri sia a
destra che a sinistra dell'Arno, formerebbero una città nuova con
servizi, uffici pubblici e luoghi amministrativi collocati in ambedue
le sponde.
Quando
due comuni si uniscono è importante che nessuno di questi inglobi
l'altro in quanto questo verrebbe ridotto a frazione. L'omogeneità
del numero di abitanti, la contiguità dei due centri e la pari
ricchezza nell'economia e nella cultura renderebbero fra Signa e
Lastra tutto più facile.
Riunire
dopo secoli Le Signe non vuole assolutamente disconoscere
l'importanza di un rapporto costruttivo e continuo con i comuni
contigui, in una visione rivolta naturalmente verso quanto da sempre
si costruisce con Scandicci e Campi Bisenzio.
È
dal rafforzamento di questi rapporti e dalla possibilità di poter
offrire ai comuni oggi più grandi un contributo analogo al loro che
si possono porre le basi per una partecipazione attiva a quello che
dovrà costituire uno dei nostri principali obiettivi: la costruzione
della nostra Grande Firenze.